VESUVIANO IL PIRATA CANTANTE

Chi è e come nasce Vesuviano? 

Il nome Vesuviano è stato una di quelle cose che mi è piovuta addosso quasi per caso. All’epoca (2020) contemporaneamente all’esperienza con il gruppo AbCordis, collaboravo con il progetto Trap “Napoli Milionaria” ma non avevo un vero e proprio nome d’arte; cercando e ricercando tra le varie proposte che mi vennero fatte “Vesuviano” mi colpì subito. Solo dopo ho scoperto quanto quel nome fosse in realtà cucito come un abito su misura per me e la mia vita. Vesuviano per me oggi è semplicemente tutto ciò che ho sempre desiderato essere, sia musicalmente che come essere umano.

La musica arriva nella tua vita da giovanissimo e ti porta al coro giovanile del Teatro San Carlo. Cosa ti da quest’esperienza? 

Quando ci furono le audizioni per il coro giovanile del Teatro San Carlo (2013), non mi aspettavo minimamente di riuscire ad accedervi. Ero un ragazzino di 18 anni ed all’epoca la musica non rivestiva  ancora il ruolo prominente che riveste oggi. Contrariamente a quanto mi aspettassi, entrai a far parte di quello splendido progetto che mi ha regalato esperienze indescrivibili come cantare in diretta Televisiva in Rai. Se devo però pensare al dono più grande che l’esperienza coro mi abbia fatto, sicuramente penso alla consapevolezza di voler comporre brani e non solo riproporre pezzi scritti da altri. Durante quel periodo scrissi il testo del mio primo brano depositato in SIAE insieme ad Alfredo Giordano Orsini, il talentuosissimo pianista appena diciottenne che con il suo orecchio assoluto seguiva e supportava il coro Giovanile. Quel brano si intitolava quasi per uno scherzo del fato “Figli e’ N’eruzione” : Figli di un’eruzione. Forse Vesuviano nacque lì in quel momento, solo che non lo sapevo ancora; fatto sta che quel pezzo poi arrangiato insieme a Giovanni Striano e Dario Spinelli divenne a tutti gli effetti l’inno dello stesso coro Giovanile spronandomi a investire le energie nella scrittura.

Nel 2017 fondi gli AbCordis, per poi intraprendere la carriera solista? Come mai questa scelta? 

Il progetto AbCordis è stato per me fondamentale per mettermi in gioco come frontman dopo il coro del San Carlo e per indagare sempre meglio me ed il mio modo di scrivere. Avevamo uno stile folk con un’impostazione sia di genere che di gruppo che ricordava molto i concept de “La Maschera” o de “I Foja”, eravamo in 5 : i miei due fratelli Vincenzo e Pietro Lauretta (rispettivamente pianista e chitarrista), Alessandro Mancino (basso elettrico), Simone Amoruso (Batterista) .  In quegli anni crebbi molto sia a livello personale che musicale e parallelamente iniziai a collaborare col progetto Napoli Milionaria che mi avvicinò al mondo trap di cui mi innamorai. La mia inestinguibile smania di fare, di indagare e sperimentare, non sempre supportate ed appoggiate da tutti i membri del gruppo, mi portò  alla lunga a prendere la scelta di virare verso il progetto solista.

Che genere musicale ti rappresenta di più e a chi ti ispiri?

Le mie influenze musicali nel corso della vita sono state tra le più disparate. Sin da bambino, infatti, nella mia casa si ascoltavano compilation che spaziavano da Massimo Ranieri ad Eminem ai Jetro Tull ai Negramaro e tutto questo grazie a mia madre che non ha mai voluto porci limiti di alcun tipo. Ad oggi se dovessi però fare una cernita tra gli artisti che mi hanno ispirato di più citerei primo fra tutti “Stromae” seguito a ruota da: Coldplay, La Maschera, Geolier, Mahmood, Negramaro, Eduardo De Crescenzo.

Nell’ascoltarti non si riesce ad inquadrarti in uno stile ben preciso, è una scelta voluta quella di non mettere paletti e continuare a sperimentare?  

Credo che questa difficoltà nell’inquadrarmi come artista in uno stile ben preciso sia una diretta conseguenza del fatto che fin da bambino sono sempre stato educato (e come me anche i miei fratelli) ad apprezzare qualsiasi brano, qualsiasi stile, qualsiasi genere; l’unico metro di paragone che utilizzavo erano le emozioni che un determinato brano mi suscitava. Col passare del tempo in maniera del tutto naturale, questo approccio d’ascolto è diventato un approccio di “produzione”. Ad oggi credo di essere diventato dipendente dalla sperimentazione, anche perché fortunatamente ho un Equipe all’interno della quale siamo soliti fare a gara a chi impazzisce di più durante la composizione.

Personalmente ti abbiamo conosciuto con il brano 23, ci racconti qualcosa in più su questo brano e sull’idea del video.

Il brano “23” non era in programma. È stato un pezzo d’anima scritto e pubblicato in 2 settimane. All’epoca uscivo da una relazione di 8 anni nella quale quel numero ci aveva sempre identificato come coppia: era il nostro numero, ci seguiva e ci accompagnava e spesso ci dava segnali.  Dopo la fine della relazione però io continuavo a vederlo nelle mie giornate, continuavo a sentirne e a vederne gli effetti sulla mia vita. Iniziai allora a pensare che il suo valore assoluto nella mia vita fosse diverso. Per tutti gli 8 anni di relazione ho sempre desiderato scrivere un pezzo su quel numero; caso ha voluto che quel pezzo sia nato quando il mio cuore ha accettato che fosse tutto finito, solo allora ho avuto il coraggio di tatuarmi quelle due cifre; perché nello scrivere quel brano ho capito che l’amore va sempre festeggiato, anche quando non va come vorremmo, va sempre ricordato con un sorriso, sia esso gioioso o malinconico. Nella grafica che accompagna il brano e che ne costituisce la copertina inoltre c’è un Easter Egg: nell’angolo in basso a destra dell’infisso della finestra che fa da scorcio, vi è incisa una data 23/02: data di quando tutta la storia è cominciata.

Nato e cresciuto nella speranza di…trovando salvezza dietro un palco. Testi autobiografici e quanto la musica può essere complice nella realizzazione dei sogni?

Tutte le emozioni che riuscite a sentire nei miei brani sono autobiografiche, infatti non riesco a scrivere di sentimenti che non sento affini, o di qualcosa che non ho vissuto, motivo per il quale anche nella vita sono una persona che odia porsi limiti e ama navigare tra la gente e la loro diversità: un pirata a tutti gli effetti. Per quanto concerne i sogni: la musica è il mio sogno; anche se mi piace definirla un obiettivo per il quale lavoro e mi sacrifico costantemente.

Il tuo sogno nel cassetto?

Riempire gli stadi di tutto il mondo e scrivere un pezzo a quattro mani con Stromae senza ombra di dubbio!

Nei tuoi video si nota molta teatralità nei personaggi, sei esattamente chi vuoi essere nella tua vita?

Nell’ultimo anno, durante la fase di composizione e di progettazione dell’EP “Alba Romantica” ho avuto parecchie epifanie sia musicali che personali. Tra le principali c’è stata sicuramente quella di comprendere che per me il segreto della vita non è “Chi“ vuoi essere, ma il “Come”. Tutto ciò che io propongo come artista, dal testo di un brano, alla teatralità dei personaggi dei video, alle storie su IG, rispecchiano esattamente ciò che sono e come voglio essere. Non mi sento ancora nelle mia “forma perfetta” ma mi sento sicuramente sulla rotta giusta per raggiungerla.

Cantante ma anche medico, come mai questo connubio?

Scelsi di fare il medico all’età di 6 anni, e sono sempre stato una persona testarda su ciò che sceglie anche perché ero mosso dalla voglia di diventare il medico di mio Zio Mario che all’epoca subì un trapianto di cuore. Lo stesso zio, grande appassionato di musica e di karaoke, mi ha poi col tempo fatto innamorare del canto e spronato a non arrendermi mai nonostante nelle fasi iniziali non fossi un genio (come giusto che sia in ogni percorso che richiede studio e sacrificio). In maniera del tutto naturale ho sempre cercato e trovato il modo di far convivere e progredire parallelamente le due passioni. Sapevo che la medicina oltre che garantirmi una prospettiva di vita cosiddetta “sicura” avrebbe potuto insegnarmi tanto dal punto di vista umano, e dall’altro lato la sensibilità che sviluppavo addentrandomi nella musica mi aiutava ad empatizzare sempre di più e sempre più velocemente con le persone in tutti gli ambiti. Potrei stare qui ore a raccontare di come la musica e la medicina si siano influenzate a vicenda nel mio percorso di vita, ma onestamente credo che se sono stato in grado di vivere questa doppia vita fino ad oggi è stato semplicemente perché non ho mai pensato di non poterlo fare nonostante tutti dicessero il contrario.

Quali i prossimi impegni e progetti futuri?

Al momento siamo in fase di produzione di nuova musica, mentre piano piano arrivano le prime date sulle quali vi terrò aggiornati sui social.

Di una cosa potete esserne certi, io e la mia ciurma non abbiamo intenzione di fermarci, d’altronde siamo appena salpati!

 

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