Gruppo di folk contemporaneo. La musica dei Terrasonora si ispira a quella tradizionale della Campania rielaborandone i contenuti in una chiave di lettura più attuale.
Come nasce il progetto Terrasonora?
Il tutto è cominciato nel 1995, negli ambienti parrocchiali di un paese in provincia di Napoli, parliamo di Afragola. Concertisticamente, però, le attività del gruppo iniziano nel 2003.
Niù Folk, tradizione ed attualità. Cosa racchiude questo genere musicale?
Il filone del cosiddetto “niù Folk” è nato negli anni ’90, con il ri-esplodere del folk revival. Anni in cui si ritorna alle radici e all’uso dei dialetti, dopo circa un decennio di silenzio.
In quegli anni iniziò la rielaborazione dei testi, con l’aggiunta di una particolare attenzione per gli strumenti tradizionali e l’ambientazione sonora degli stessi.
Musica tradizionale campana, ma non solo? Cosa abbraccia il vostro sound e quanto è influenzato da ciò che vi circonda?
Noi utilizziamo prettamente forme e linguaggi musicali tradizionali per raccontare (rigorosamente in dialetto) tutto ciò che ci circonda: storie attuali e alcuni aspetti e problematiche della società contemporanea (le morti bianche, il conflitto israelo-palestinese, l’immigrazione), ma ciò che connota in modo inequivocabile il sound del gruppo è la fusione tra linguaggi e timbri diversi.
Questo ci ha portato a scrutare anche altri autori che, con piacere, fanno parte con le loro opere (De Andrè, Andrea Parodi, ecc.), del nostro live, insieme ai nostri brani inediti.
I Terrasonora sono composti da sette elementi, vi presentate?
Le voci sono di Giovanna Faraldo e Davide Laudiero. La direzione artistica, nonché keyboard e Sequencer sono di Raffaele Esposito. Antonio Esposito è il nostro “basso”. Antonello Gajulli è alle percussioni e ai tamburi a cornice. Vincenzo Laudiero ai fiati e Gennaro Esposito alle chitarre.
Quello appena trascorso è stato un periodo – ed in parte ancora lo è – particolare per la musica live, tra qualche giorno riprendete a suonare dal vivo. Come è stato restare lontano dal palco in questi mesi e cosa potete anticiparci del concerto del prossimo 7 agosto al Festival di Musica e Canto Popolare di Montecreto (MO)?
Per noi che viviamo di “live” è stata una vera e propria morte intima, sentimentale. Speriamo di riprendere a pieno ritmo sia la vita quotidiana sia la “musica”. L’occasione di riprendere è una vera e propria gioia. Come sempre cercheremo con tutti noi stessi di trasmettere quella energia pura che solo la musica può dare al pubblico che ci farà compagnia a Montecreto. Sarà un viaggio musicale che alternerà i nostri brani con altri tradizionali, ma attualizzati anche in forma pop.
Ai vostri concerti si balla molto, qual è il legame che riuscite a stringere con il pubblico che vi segue?
Il legame è principalmente quello che coinvolge il gruppo stesso. Siamo una vera e propria famiglia e questo si nota, viene percepito da chi ci ascolta. È un divertimento che coinvolge prima noi e di conseguenza il pubblico. E’ una festa musicale.
Avete partecipato a diverse manifestazioni sia in Italia che all’estero, ricevendo molti riscontri positivi e riconoscimenti. C’è differenza tra suonare in Italia ed all’estero e tra suonare al nord ed al sud del nostro paese?
La differenza la si nota in particolare all’estero. C’è un approccio completamente diverso. Vieni apprezzato in tutti i sensi: cosa che non accade qui da noi. Anche gli investimenti nel settore cultura sono molto più evidenti. Intorno al settore culturale, in particolare quello musicale, riescono a creare dei veri e propri indotti commerciali. Cosa che difficilmente accade in Italia. Dove in alcune “zone” ci sono dei veri e propri monopoli sia in relazioni agli artisti, sia in relazione agli addetti ai lavori.
Nel vostro repertorio oltre a delle cover che fanno parte della tradizione ci sono anche molti brani inediti e di vostra produzione, caratteristica che vi differenzia da chi fa il vostro stesso tipo di musica. Come mai questa scelta?
La scelta è ben precisa. C’è stata, c’è e ci sarà sempre il desiderio, la necessità, da parte nostra, di esternare e trasmettere le nostre sensazioni, i nostri sentimenti, inviare messaggi. Sottolineare, precisare e porre all’attenzione delle problematiche, dei disagi e cercare di porre rimedio ad essi, attraverso la musica, ponendo soprattutto riflessioni in merito.
State lavorando a dei nuovi brani, potete anticiparci qualcosa?
Quello a quale stiamo lavorando attualmente è ad un’uscita futura di un EP che sancisce la nostra collaborazione col musicista arrangiatore Saverio Carpine (tra l’altro collaborazione ben riuscita anche nel nostro primo disco “Core e Tamburo”). Frutto del connubio tra lo stesso Saverio e Gennaro Esposito, il chitarrista del gruppo. Ci siamo spinti musicalmente verso nuovi orizzonti, facendo coesistere, stavolta la tradizione con la modernità in senso stretto. Sia a livello testuale che musicale, soprattutto negli arrangiamenti.
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