“Il Jazz Incontra l’hip hop” un progetto che unisce il jazz, l’hip hop e la musica elettronica. Qual è il collante che unisce questi generi musicali e come si fondono tra loro?
“Il jazz incontra l’hip hop” è un progetto a cui sono molto legato: l’ho proposto per la prima volta dal vivo nel 2022 al Bologna Jazz Festival, prima di portarlo in altri luoghi speciali come il festival Time in Jazz in Sardegna e la Casa del Jazz di Roma.
È un progetto che si basa sull’analizzare i rapporti che si instaurano tra due generi come il jazz e l’hip hop, solo in apparenza diversi e distanti, ma che in realtà condividono tantissimi punti in comune, dagli aspetti puramente musicali (la componente improvvisata e di creazione estemporanea è presente in entrambi i mondi) a quelli di carattere storico-sociale (entrambi sono generi legati alla necessità di riscatto e di rifondazione di un’identità comunitaria frammentata). Proprio al festival Time in Jazz ho avuto l’occasione di conoscere Willie Peyote, con cui è nato da subito un rapporto di stima reciproca. Il primo dialogo che abbiamo intrapreso era proprio sui rapporti tra jazz e hip hop, quindi quando si è fatta viva la possibilità di un concerto insieme ho pensato di proporglielo e lui, da artista estremamente generoso e con una sensibilità particolare verso i progetti portati avanti da giovani, si è mostrato entusiasta e disponibile.
Per quanto riguarda la musica elettronica, personalmente la ritengo la forma musicale più influente dalla seconda metà del ‘900 ad oggi. Per questo tendo ad includerla in tutti i progetti che propongo, perché offre un illimitato emisfero di possibilità sonore che permette di inserirla con efficacia in progetti di qualsiasi genere. Dal mio punto di vista, dunque, l’aggiunta di sonorità elettronica rende ancora più ricchi e interessanti soprattutto quei progetti che nascono come viaggi tra generi differenti (ad esempio l’incontro tra jazz e hip hop).
Dopo l’esperienza dello scorso anno, il 31 ottobre torni sul palco del JazzMi? Quali le aspettative alla vigilia della passata edizione e quali quelle che ti accompagnano verso l’edizione 2024?
La scorsa edizione potrei definirla come un antipasto di quello che accadrà quest’anno sul palco del Teatro della Triennale: infatti l’anno scorso il mio intervento si era trattato di un’apertura per uno storico gruppo americano, ovvero la Sun Ra Arkestra, mentre quest’anno sono ancora più entusiasta perché il mio progetto è posto come protagonista della serata (ancor di più: è stato inserito tra i più interessanti dell’intero calendario di JazzMi ’24!). Ulteriore nota che mi riempie di gioia e di attesa per la serata è quella per cui abbiamo registrato il sold out con più di un mese di anticipo rispetto all’evento. Il teatro sarà pieno di ragazzi e persone curiose di ascoltare questo inedito incontro tra il mio trio, di stampo jazz seppur con tutte le dovute e sopracitate contaminazioni, e le rime graffianti di Willie Peyote.
Al virtuosismo del tuo pianoforte si affiancheranno le rime graffianti di Willie Peyote. Cosa deve aspettarsi il pubblico di questo straordinario appuntamento?
L’incontro tra artisti che, seppur appartenenti a generazioni diverse, condividono la stessa visione verso la musica, come forma d’arte meticcia e che si arricchisce dall’interazione tra mondi sonori diversi. Da un lato un cantautorato di stampo hip hop, socialmente impegnato e con una patina ironica sempre presente; dall’altro un jazz contemporaneo che pone il suo fulcro nel pianoforte e, attraverso l’aggiunta di sonorità elettroniche, viaggia tra vari mondi musicali per sintetizzare un linguaggio inedito e moderno.
Nato e cresciuto a Bologna. Quanto ha influito nella tua scelta di fare musica, secondo te,il fatto di vivere in una città come Bologna?
Tantissimo, Bologna è città della Musica riconosciuta dall’Unesco e sotto questo punto di vista offre una ricca serie di opportunità, tanto dal punto di vista formativo quanto professionale. Io ho studiato e mi sono laureato al conservatorio di Bologna in pianoforte jazz (portando avanti questo percorso parallelamente al Liceo classico) e ho cominciato a muovere i primi passi dal punto di vista professionale in locali come il Bravo Caffè e la Cantina Bentivoglio, prima di arrivare a suonare al Bologna Jazz Festival e in Piazza Maggiore (dove ho ricevuto il Premio Strada del Jazz 2023 come giovane pianista che unisce presente e futuro).
Gli studi ti hanno portato in giro fino in America, nel jazz come influisce la contaminazione e la possibilità di confrontarsi con artisti di origini diverse?
Il percorso di studio in America, nello specifico al Berklee College of Music, mi ha aiutato a consolidare una visione di jazz, che poi ho fatto mia e approfondito, come genere estremamente aperto alle contaminazioni e rivolto all’incontro tra realtà musicali diverse. Come diceva Herbie Hancock “Il jazz è il genere che più di tutti ha preso in prestito da altri generi e che più ha prestato sé stesso ad altri generi”. L’innovazione e la ricerca di strade espressive inedite è uno dei tratti fondanti della musica jazz, ecco perché è fondamentale anche l’incontro con musicisti provenienti da altre parti del mondo che vivono di influenze e ascolti distanti dai propri.
Torniamo al concerto del prossimo 31 ottobre, oltre ai brani del tuo ultimo album e ad alcuni successi di Willie Peyote, presenterete anche un brano inedito. Puoi anticiparci qualcosa?
Posso soltanto anticipare che è un brano che ho prodotto io, con un testo realizzato insieme a un’autrice molto brava di cui ancora non rivelo l’identità. A Willie è piaciuto molto tanto che abbiamo deciso di presentarlo dal vivo proprio in occasione del 31 ottobre. Non rivelo altro dal momento che ancora non so quando e se lo pubblicheremo. Non resta che ascoltarlo dal vivo in Triennale 😉
Quali i progetti futuri?
Sto lavorando a un nuovo album che riprenda le sonorità elettroniche già presenti in “IKI – Bellezza Ispiratrice”; contemporaneamente mi è tornata la voglia di registrare un album in solo piano, magari da Steinway & Sons, lo storico marchio di pianoforti che ha aperto uno store a Milano e con cui, con mia grande soddisfazione, ho iniziato a collaborare.
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