Per presentare il tuo nuovo album “Così Vicini”, hai scelto una serie di eventi decisamente speciali. Sul palco tu e Saverio Lanza, in location molto intime.
Ci siamo chiesti subito dopo aver imbastito l’album, quando stava per uscire, quale poteva essere il modo migliore per presentarlo live e la prima cosa che ci è venuta in mente è stata quella di presentarlo in luoghi piccoli.
Questa necessità che ha un po’ mosso anche la scrittura delle canzoni, cioè quella di stare fisicamente vicini e condividere qualcosa nel tempo reale guardandosi negli occhi.
Quindi abbiamo chiesto all’agenzia di lavorare in questo senso, quasi fosse una sorta di prolungamento delle presentazioni fatte alla Feltrinelli.
In questi incontri, abbiamo suonato l’album dall’inizio alla fine, io e Saverio Lanza con cui ho scritto i brani, che è un polistrumentista e mi da la possibilità di dare molti colori alle canzoni.
Siamo partiti con questa formazione per raccontare il disco come non lo si fa quasi mai, avendo come scaletta la track list del disco, suonando le canzoni in una versione diversa dal disco.
Mi sono voluta togliere questo sfizio ed è andata molto bene.
“Così Vicini” può essere inteso come un richiamo al mondo d’oggi? Che se da un lato sembra così vicino e senza distanze grazie alla tanta acclamata globalizzazione, dall’altro capita spesso che ignoriamo le realtà che ci circondano a partire dal pianerottolo difronte al nostro.
Un po’ è anche questo, la mancanza di momenti ove poter ascoltare le nostre emozioni ma anche la mancanza di bravi maestri che ci possano guidare in questa osservazione dal di fuori di quello che siamo noi.
Tutto ciò porta a gestire le nostre vite, in modo superficiale, non dico sbagliato, ma quante volte ci capita di dare la colpa agli altri per quelle che sono le nostre azioni. Bisogna prenderci anche un po’ le nostre responsabilità.
Siccome è vero che la fuori il mondo è brutto, ci sono tanti cattivi ma se poi siamo noi i primi che non diamo ascolto a chi ci sta accanto creiamo le condizioni perché ci sia un riverbero di noi non positivo.
Se proprio non è possibile cambiare il mondo, come più volte si è provato a fare da un giorno all’altro con le rivoluzioni, forse dobbiamo partire dal nucleo che siamo noi e da quello che ci sta attorno.
Dopo una prima parte acustica, nella seconda fase sei con la band al completo ed il tutto si presenta in modo molto più rock. Una voglia di rimarcare la doppia anima che c’è in te?
Intanto perché il disco è un disco arrangiato e quindi è giusto che venga suonato anche nella sua veste naturale. Per cui è un modo per suonare gli arrangiamenti del disco ed anche per soddisfare la mia necessità di mettere sul palco sia la mia anima più legata a live essenziali ed acustici sia a quella un pochino più elettrica.
Non è un concerto prettamente rockeggiante, a me piace, ho un forte legame con l’espressione rock però mi piace che il mio pubblico veda anche il suono puro, non solo di me ma anche dei miei musicisti e di quello che può dare la musica nei limiti del possibile.
Qual è il tuo rapporto con pubblico e con il mondo dei social?
Io ho un ottimo rapporto con le persone che seguono la mia musica, non amo definirli fans perché non sono i tipici fans. Sono persone mediamente molto attente e discrete e ciò mi piace e mi da la possibilità di incontrarli dopo i concerti e fare con loro quattro chiacchiere.
Prima di essere cantante, sono una che ama molto la musica, che ha visto tanti concerti e che qualche volta molto timidamente ha avvicinato i propri idoli, per cui so cosa significa lo scambio emotivo di quegli incontri.
Per i social, Facebook è un po’ il prolungamento del discorso che avevamo avviato col sito ufficiale, con le letterine scritte a mano, quando ho iniziato io non c’era niente.
Su Facebook ho cercato di ricreare un ambiente che non fosse ne polemico e ne eccessivo, un luogo
ove chi ha modo di venire a farsi un giro trova dei miei resoconti, quelli che sono i miei concerti, qualche pensiero di una mia giornata, le comunicazioni è una sorta di newsletter un po’ più personalizzata.
Infine una curiosità, in un epoca dove la musica è sempre più digitale e trova meno spazio sui supporti fisici, hai fortemente voluto che l’album uscisse anche in vinile. Come mai?
Io sono cresciuta col vinile e non avevo un vinile di un mio disco ed era una cosa bruttissima. Avendo questa possibilità decisionale, che non avevo fino a poco tempo fa avendo fatto parte di un’etichetta abbiamo perciò fatto questa scelta, avvalendoci anche del fatto che per questo lavoro ci siamo mossi in maniera indipendente.
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